La proposta della legge di bilancio per il 2022, che dopo aver avuto le osservazioni della Commissione Europea dovrà essere discussa e approvata dal Parlamento, sta- bilisce le nuove regole per il pensionamento per il pros- simo anno: l’età minima sarà di 64 anni con almeno 38 anni di contributi, creando così la nuova “Quota 102”. Questa decisione, presa dopo un lungo dibattito tra i partiti che compongono la maggioranza, varrà solo per il prossimo anno: si tratta quindi di una soluzione tran- sitoria al fine di superare la cessazione della preesisten- te Quota 100. Inoltre, è stata confermata la cosiddetta “Opzione Donna“ e l’anticipo pensionistico (chiamato “APE”) per motivazioni legate al tipo di lavoro svolto, cosiddetto “gravoso” o “usurante”, le cui casistica è stata estesa ad altre categorie.
A questo proposito il Segretario Generale dell’UGL Pao- lo Capone ha dichiarato:
“Quota 102 rappresenta un compromesso temporaneo che evita la rigida applicazione dello scalone dei 67 anni di età come previsto dalla riforma Fornero, tuttavia non ci convince. Occorrono infatti misure di medio e lun- go periodo per dare certezze ai lavoratori: in particola- re, occorre rendere sostenibile e trasparente il sistema previdenziale scorporando la previdenza dall’assistenza nel bilancio dell’INPS”. Occorre anche aggiungere che una previsione della CGIL sulla possibile applicazione di questa nuova normativa (che, lo ricordiamo, è vo- lontaria) ha evidenziato come siano meno di 10.000 lavoratori quelli che potrebbero accedere, con i requisiti sopra indicati, al pensionamento. E’ evidente la volontà governativa di “risparmiare” sulla spesa pensionistica, viste le probabili basse adesioni.
L’AUMENTO DELLE PENSIONI PER L’INFLAZIONE
mento del 3,1%. Se quest’aumento – dovuto principalmente ai prodotti energetici – dovesse restare stabile, nel prossimo anno le pensioni dovrebbero essere aumentate: secondo le re- gole esistenti, tale aumento dovrebbe essere totale per le pensioni lorde fino a 2.000 euro mensili e del 90% di quelle superiori a questa cifra.
Tuttavia, a tutt’oggi il governo non ha fatto sapere cosa intende fare, e nulla è indicato nella proposta di legge di bilancio. Certamente potrà intervenire con un decreto a fine anno, ma ancora nulla viene detto su questo argomento.
LE CONTRADDIZIONI DEL PUBBLICO IMPIEGO
Nei giorni scorsi il ministero della funzione pubblica ha diramato del- le informazioni secondo cui sono previste nei prossimi cinque anni ben 500.000 nuove assunzioni nel pubblico impiego. Contemporaneamente sono state indicate le fasce di età degli attuali lavoratori da cui risulterebbe che il 16,9% degli attuali dipendenti (che sono, tutto compreso, 3.200.000 persone) abbia un’età superiore a 60 anni, ossia 540.000 dipendenti: dai numeri forniti, si presume quindi che i nuovi assunti debbano sostituirli. Ci domandiamo però come sarà possibile farlo se gran parte di loro sarà mantenuta in servizio a causa della fissazione, per il solo 2022, dell’età pensionabile per ora a 64 anni e poi chissà. Appare inoltre evidente una contraddizione con le critiche fatte in passato a quota 100 che sarebbero state utilizzate prevalentemente dal pubblico impiego, perché indirettamente si conferma che quella norma serviva per facilitare le sostituzioni e il ringiovanimento del personale. Infine, la prevista integrale sostituzione del personale andato in quiescenza contrasta con la ripetuta affermazione sul numero elevato dei pubblici dipendenti che si voleva ridurre anche per l’effetto della progressiva introduzione dell’informatica negli uffici.
Ci sembra ci sia un po’ di confusione e disinformazione!
UN DIBATTITO PARLAMENTARE
Lo scorso 3 novembre si è svolto alla Camera dei Deputati un dibattito nell’ambito del cosiddetto “question time”, ossia risposta ad interrogazioni. Il ministro del lavoro Orlando, a proposito delle pensioni, ha sostenuto il principio della sostenibilità previdenziale e dell’equità intergenerazionale, indicando la necessità delle misure attuali di contenimento in vista del futuro previdenziale dei giovani. A lui ha risposto il deputato Walter Rizzetto, di Fratelli d’Italia, il quale non si è dichiarato soddisfatto della risposta affermando tra l’altro che “voi non avete avuto il coraggio di separare l’assistenza dalla previdenza” e ribadendo che “occorre stabilire di poter mandare in pensione i lavoratori dopo 41 anni di contributi ed eliminare nell’opzione Donna i paletti anagrafici.” Per quanto riguarda il richiamo ai giovani, il parlamenta- re ha chiesto come mai non sia stato ancora istituito “un sistema di garanzia per dare a quelli che oggi sono giovani, o meno giovani, un futuro pensionistico” facendo presente come essi subiscano i danni delle leggi che prevedono gli appalti al massimo ribasso, i la- vori temporanei e i bassi salari. Rizzetto ha così concluso: “state trattando le pensioni come un privilegio mentre per noi si tratta di un diritto”.