Assegno unico e universale per i figli a carico – circolare INPS

La circolare INPS  n. 23 del 9 febbraio 2022, detta  le istruzioni per l’assegno unico e universale per i figli a carico effettivo  dal 1° marzo 2022.

 Un beneficio economico attribuito,ai nuclei familiari sulla base della condizione economica del nucleo, in base all’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159.

La domanda e su base mensile, per il periodo compreso tra il mese di marzo di ciascun anno e il mese di febbraio dell’anno successivo.

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Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali (2022-2026) – rapporto  ANPAL

Introduzione al rapporto ….”Nel presente rapporto si intende presentare le previsioni occupazionali e dei fabbisogni professionali e formativi per il quinquennio 2022-2026. Le analisi sul mercato del lavoro nel medio periodo devono considerare l’attuale contesto socioeconomico, caratterizzato da almeno tre grandi transizioni già in atto e in sinergia tra loro: la transizione digitale, la transizione ambientale e la transizione demografica.

Si tratta di trasformazioni che influenzeranno profondamente la società sotto diversi aspetti e, soprattutto, la struttura occupazionale nel prossimo futuro. Come è stato spesso messo in evidenza, gli effetti della rivoluzione digitale sul mercato del lavoro impatteranno lungo due dimensioni. Il primo è il cosiddetto margine estensivo che opera attraverso la distruzione di alcune occupazioni e la creazione di nuovi lavori: le nuove tecnologie, infatti, soppiantano molti lavori routinari, semplici o complessi, e al tempo stesso creano il fabbisogno di nuove figure professionali. Il secondo è il cosiddetto margine intensivo, che opera attraverso il cambiamento delle competenze necessarie nelle professioni. Mentre la prima dimensione riguarda in particolare alcune professioni a media qualifica, la seconda dimensione riguarda tutte le professioni e avrà un impatto molto più profondo e rilevante.

Le professioni del futuro saranno più complesse, le competenze richieste per svolgere queste professioni saranno altrettanto complesse e variegate.

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L’INPGI assorbita dall’INPS

Nel numero 36 di questo Notiziario avevamo esposta la critica situazione dell’INPGI, l’Istituto autonomo di previdenza dei giornalisti, e l’ipotesi che esso avrebbe potuto essere assorbito dall’INPS. Cosa che è puntualmente avvenuta con la legge di bilancio: l’art. 28 stabilisce che dal prossimo 1° luglio quell’Ente confluirà nell’INPS costituendo il Fondo speciale dei giornalisti. Questa decisione è analoga a quelle effettuata alcuni anni fa con gli Enti riguardanti i dirigenti delle imprese industriali, i pubblici dipendenti, i lavoratori dello spettacolo, i di- pendenti delle Poste iscritti all’IPOST e, prima ancora, gli ex-Fondi Trasporti, Elettrici, Daziari e doganali, Esattoriali, Ferrovie dello Stato. Le fusioni sono state fatte allo scopo d’impedire che i deficit di quegli Enti impedissero l’erogazione regolare delle pensioni; però in tal modo si è gravato l’INPS sia di debiti pregressi sia dei futuri deficit derivanti dallo sbilancio tra lavoratori attivi e pensionati di quelle categorie.

In altri termini, in tal modo si rafforza la concezione di considerare l’INPS come unico Ente preposto al sistema previdenziale italiano, conglobando tutte le categorie esistenti.

La cosa potrebbe essere considerata equa dal punto di vista sociale e solidaristico nazionale. Però non si può fare un grande calderone dove ci siano gestioni attive e gestioni passive e poi prendere a pretesto il passivo complessivo finale per ridurre le prestazioni delle gestioni attive!

Vogliamo infatti ricordare, ancora una volta, come il numero assolutamente maggiore degli iscritti all’INPS sia quello dei lavoratori dipendenti privati il cui Fondo presenta un saldo attivo. Ma poiché per incidere sul bi- lancio bisogna fare i conti sui capitoli maggiori, il governo tende a ridurre le prestazioni di quella categoria sia come calcolo della pensione sia come accesso al pensionamento. Invece, noi riteniamo che le regole – stabilite peraltro da riforme concordate con le Parti Sociali, come quella del 1995 – debbano rimanere immutate e non essere modificate “in peius” per coprire i deficit di altre gestioni i quali, come sempre da noi affermato, devono essere a carico della fiscalità generale.

COMMENTI SULLA CRISI DELL’INPGI

Sulla crisi dell’INPGI e sulla sua fusione nell’INPS si sono registrati due interessanti commenti ironici e critici del sistema. Giuliano Cazzola, ex-sindacalista della CGIL e componente dei consigli di amministrazione degli Enti Previdenziali, ha osserva- to come questa incorporazione sia “una vendetta del destino”. Egli ha infatti ricordato che per anni giornalisti e conduttori televisivi hanno attaccato i trattamenti pensionistici di tutti gli altri lavoratori, criticando i privilegi del calcolo retributivo e l’inefficienza dell’INPS. Però nel frattempo non facevano conoscere all’opinione pubblica le notizie riguardanti la “loro” previdenza e i loro contratti che ne prevedevano le regole. E i dirigenti dell’Ente re- spingevano con sdegno qualsiasi ipotesi d’inter- vento pubblico sull’INPGI in nome della “libertà di stampa” che sarebbe stata messa a rischio se sottoposta a norme disposte dal governo. Sta di fatto che le pensioni medie attuali dei giornalisti sono (dati del 2019) di 67.000 euro l’anno, al terzo posto dopo quelle dei notai e dei professori universitari. Un altro commento, di tipo diverso, è di Federico Rampini, noto inviato e giornalista de “La Repubblica” il quale è stato messo obbligatoriamente in pensione a 65 anni dal suo giornale a seguito di un accordo per i pensionamenti anticipati, ancora con le regole dell’INPGI. Egli si è detto sorpreso dal fatto che mentre al governo si tende ad alzare l’età del pensionamento a tutti i lavoratori, si autorizzano le aziende giornalistiche all’anticipo per ragioni economiche aggravando il bilancio dell’IN- PGI con la pensione e con la cessazione dei con- tributi all’Ente previdenziale.

Insomma, questa misura – resa necessaria da una situazione critica – ha fatto discutere per alcune contraddizioni nel dibattito sulla previdenza italiana.




Le nuove regole per la pensione nella Legge di Bilancio

La proposta della legge di bilancio per il 2022, che dopo aver avuto le osservazioni della Commissione Europea dovrà essere discussa e approvata dal Parlamento, sta- bilisce le nuove regole per il pensionamento per il pros- simo anno: l’età minima sarà di 64 anni con almeno 38 anni di contributi, creando così la nuova “Quota 102”. Questa decisione, presa dopo un lungo dibattito tra i partiti che compongono la maggioranza, varrà solo per il prossimo anno: si tratta quindi di una soluzione tran- sitoria al fine di superare la cessazione della preesisten- te Quota 100. Inoltre, è stata confermata la cosiddetta “Opzione Donna“ e l’anticipo pensionistico (chiamato “APE”) per motivazioni legate al tipo di lavoro svolto, cosiddetto “gravoso” o “usurante”, le cui casistica è stata estesa ad altre categorie.

A questo proposito il Segretario Generale dell’UGL Pao- lo Capone ha dichiarato:
“Quota 102 rappresenta un compromesso temporaneo che evita la rigida applicazione dello scalone dei 67 anni di età come previsto dalla riforma Fornero, tuttavia non ci convince. Occorrono infatti misure di medio e lun- go periodo per dare certezze ai lavoratori: in particola- re, occorre rendere sostenibile e trasparente il sistema previdenziale scorporando la previdenza dall’assistenza nel bilancio dell’INPS”. Occorre anche aggiungere che una previsione della CGIL sulla possibile applicazione di questa nuova normativa (che, lo ricordiamo, è vo- lontaria) ha evidenziato come siano meno di 10.000 lavoratori quelli che potrebbero accedere, con i requisiti sopra indicati, al pensionamento. E’ evidente la volontà governativa di “risparmiare” sulla spesa pensionistica, viste le probabili basse adesioni.

L’AUMENTO DELLE PENSIONI PER L’INFLAZIONE

mento del 3,1%. Se quest’aumento – dovuto principalmente ai prodotti energetici – dovesse restare stabile, nel prossimo anno le pensioni dovrebbero essere aumentate: secondo le re- gole esistenti, tale aumento dovrebbe essere totale per le pensioni lorde fino a 2.000 euro mensili e del 90% di quelle superiori a questa cifra.

Tuttavia, a tutt’oggi il governo non ha fatto sapere cosa intende fare, e nulla è indicato nella proposta di legge di bilancio. Certamente potrà intervenire con un decreto a fine anno, ma ancora nulla viene detto su questo argomento.

LE CONTRADDIZIONI DEL PUBBLICO IMPIEGO

Nei giorni scorsi il ministero della funzione pubblica ha diramato del- le informazioni secondo cui sono previste nei prossimi cinque anni ben 500.000 nuove assunzioni nel pubblico impiego. Contemporaneamente sono state indicate le fasce di età degli attuali lavoratori da cui risulterebbe che il 16,9% degli attuali dipendenti (che sono, tutto compreso, 3.200.000 persone) abbia un’età superiore a 60 anni, ossia 540.000 dipendenti: dai numeri forniti, si presume quindi che i nuovi assunti debbano sostituirli. Ci domandiamo però come sarà possibile farlo se gran parte di loro sarà mantenuta in servizio a causa della fissazione, per il solo 2022, dell’età pensionabile per ora a 64 anni e poi chissà. Appare inoltre evidente una contraddizione con le critiche fatte in passato a quota 100 che sarebbero state utilizzate prevalentemente dal pubblico impiego, perché indirettamente si conferma che quella norma serviva per facilitare le sostituzioni e il ringiovanimento del personale. Infine, la prevista integrale sostituzione del personale andato in quiescenza contrasta con la ripetuta affermazione sul numero elevato dei pubblici dipendenti che si voleva ridurre anche per l’effetto della progressiva introduzione dell’informatica negli uffici.

Ci sembra ci sia un po’ di confusione e disinformazione!

UN DIBATTITO PARLAMENTARE

Lo scorso 3 novembre si è svolto alla Camera dei Deputati un dibattito nell’ambito del cosiddetto “question time”, ossia risposta ad interrogazioni. Il ministro del lavoro Orlando, a proposito delle pensioni, ha sostenuto il principio della sostenibilità previdenziale e dell’equità intergenerazionale, indicando la necessità delle misure attuali di contenimento in vista del futuro previdenziale dei giovani. A lui ha risposto il deputato Walter Rizzetto, di Fratelli d’Italia, il quale non si è dichiarato soddisfatto della risposta affermando tra l’altro che “voi non avete avuto il coraggio di separare l’assistenza dalla previdenza” e ribadendo che “occorre stabilire di poter mandare in pensione i lavoratori dopo 41 anni di contributi ed eliminare nell’opzione Donna i paletti anagrafici.” Per quanto riguarda il richiamo ai giovani, il parlamenta- re ha chiesto come mai non sia stato ancora istituito “un sistema di garanzia per dare a quelli che oggi sono giovani, o meno giovani, un futuro pensionistico” facendo presente come essi subiscano i danni delle leggi che prevedono gli appalti al massimo ribasso, i la- vori temporanei e i bassi salari. Rizzetto ha così concluso: “state trattando le pensioni come un privilegio mentre per noi si tratta di un diritto”.